La necessità di sonno, come tanti altri bisogni dell’essere umano, è prima di tutto un fatto individuale, legato allo stile di vita, alle caratteristiche fisiche e caratteriali, all’età e al sesso. Ma volendo generalizzare, possiamo indicare come utili riferimenti le 10/12 ore di riposo per i bambini fino a 9 o 10 anni, le 8/9 ore per i ragazzi e gli adolescenti, le 7/8 ore per i giovani adulti che si riducono progressivamente fino alle 6 ore per le persone di età più avanzata. Tutto questo naturalmente in teoria, o per lo meno in una situazione di vita equilibrata. E qui entrano in gioco le abitudini prodotte dalle trasformazioni nei ritmi della vita familiare e di società.
Partiamo dai bambini. Dalla fine degli anni ’50 a tutti gli anni ’70 era un classico considerare Carosello come il traguardo di fine giornata: la sua fortunata formula (100 secondi di intrattenimento puro con “codino” pubblicitario) era l’ideale per concludere in divertente relax un giorno saturo di impegni scolastici, sport e studio e prepararsi al riposo notturno. Dopo le nove di sera, tutti a nanna. Poi è arrivata la televisione commerciale, e anche i palinsesti della Tv pubblica si sono adeguati ai nuovi format. I target di consumo (cioè il pubblico cui è rivolta la pubblicità) si sono prima segmentati e poi mischiati, miscelandosi in un’unica audience (il complesso degli spettatori di un dato programma) che accomunava grandi e piccoli, genitori e figli, responsabili acquisti e bambini. Un unico target: la famiglia. Programmi e intervalli pubblicitari sono diventati progressivamente un’unica melassa avvolgente, che incolla al video tutti i componenti della famiglia, senza distinzione d’età. Da dopo cena, a volte addirittura prima e durante, fino a tarda ora. La conseguenza è che le 10/12 ore dei bambini si sono ridotte (quando va bene) alle 8/9 prima riservate agli adolescenti, mentre gli adolescenti e gli adulti tendono a ridurre a 7 o meno ancora le ore di riposo. Questo però fino a pochissimo tempo fa.
Oggi le abitudini sono di nuovo cambiate. Artefice il web, questa volta. La rete è un palcoscenico sempre disponibile, sia per chi vuole fare lo spettatore sia per chi desidera recitare la propria parte.
Si naviga alla ricerca di servizi, notizie o gossip, si “chatta”, si interloquisce attraverso i blog o i social network agendo in una comunità frequentatissima e aperta a tutti. Una trasformazione guidata soprattutto dai giovani e dai giovani adulti, che li ha portati in brevissimo tempo ad abbandonare la televisione e a scegliere la rete, in cui moltiplicare le relazioni e far circolare ad una velocità prima impensabile novità e stimoli di ogni genere. Le conseguenze a proposito di sonno sono drammatiche: l’utilizzo di un pc portatile consente a ragazzi e adulti di isolarsi col proprio strumento e navigare incessantemente fino a notte fonda. La concentrazione e la partecipazione attiva stimolano il cervello e la fonte di luce, a pochissima distanza dagli occhi, agisce da ulteriore inibitore del sonno. Esattamente il contrario di quanto servirebbe per utilizzare al meglio le poche ore rimaste, che nel frattempo sono scese ad una media di poco superiore a sei.
C’è poi un fenomeno che riguarda i giovani: la movida, l’animazione della vita notturna cittadina. E’ un neologismo tratto dallo spagnolo “movidas”, con cui si indicava quel fenomeno di risveglio politico, culturale e artistico che ha conosciuto la Spagna dopo la caduta del generalissimo Franco. Oggi significa musica, balli, bevute e vivace convivialità nei locali e all’aperto nei quartieri più vitali della città. Generalmente il venerdì e il sabato sera, ma spesso anche durante la settimana. Non è un’abitudine quotidiana, perché il fisico non reggerebbe. Ma la media delle cinque ore di sonno per notte è ormai alle porte. Durante il weekend poi si recupera, certo è però che una maggiore educazione alla corretta igiene del sonno sta diventando un’esigenza primaria.
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