La deprivazione del sonno indotto in modo sperimentale su animali da laboratorio determina la morte delle cavie nel giro di pochi giorni. Sull’uomo, gli effetti della deprivazione del sonno per periodi di 60-200 ore, determina la comparsa di disturbi progressivamente ingravescenti di fatica, abbassamento della soglia del dolore, irritabilità, difficoltà di concentrazione, disturbi allucinatori e, in alcuni casi, anche disturbi psicotici come delirio e paranoia.
Quindi chi vorrebbe non dormire mai per essere efficiente al 100% senza pause, deve arrendersi all’evidenza che senza il sonno il nostro organismo non può essere efficiente. Infatti gli insonni si ammalano di più, sono meno vitali e creativi e hanno anche la salute mentale a rischio.
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Chi lamenta disturbi del sonno ricorre con più frequenza a visite con il medico di base e ad esami strumentali, oltre ad avere un numero maggiore di giorni di assenza dal lavoro.
La qualità del sonno influenza in modo determinante la percezione del dolore sia nei sani che in soggetti con problematiche muscoloscheletriche. Ci sono numerosi studi scientifici che dimostrano l’esistenza di questa correlazione: la presenza di alterazioni delle fasi del sonno determina un abbassamento della soglia del dolore e i soggetti con disturbi muscoloscheletrici riferiscono di riposare poco e male. Il risultato di questo rapporto diretto è l’instaurarsi di un circolo vizioso che si autoalimenta e determina la cronicizzazione dei disturbi e porta ad un abbassamento della qualità della vita.
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Per esempio è stato dimostrato che disturbando il riposo notturno di soggetti sani attraverso stimolazioni dolorose, acustiche o vibratorie, anche solo per poche notti, si otteneva l’abbassamento della soglia del dolore pari ad un quarto del suo valore normale. Altri studi hanno dimostrato che la privazione di alcune fasi del sonno inducono il manifestarsi della fibromialgia. Parallelamente esistono numerosi studi scientifici che dimostrano un rapporto di causalità tra disordini muscoloscheletrici e qualità del riposo. Anche disturbi come la cefalea e l’emicrania, in particolare le forme notturne e mattutine, possono essere espressione di disturbi del sonno.
Anche il sistema immunitario sembra avere una importante correlazione con il ciclo del sonno, infatti è stato osservato che durante il sonno profondo (SWS) viene inibita la risposta pro-infiammatoria del sistema immunitario.
La scarsa qualità del riposo ha un impatto negativo anche sul rischio di cadute negli anziani che aumenta di 4,5 volte nei soggetti che lamentano disturbi del sonno.
Per quanto riguarda il mal di schiena, è stato dimostrato che i soggetti con lombalgia riportano un aumento dei disturbi del sonno in termini di “sonno leggero” e/o di “riposo non ristoratore”. Un esempio di come si può migliorare la qualità del sonno trattando i disturbi muscoloscheletrici, è stato fornito da uno studio che ha dimostrato la riduzione dei disturbi del sonno in pazienti con artrosi dell’anca a distanza di tre mesi dall’intervento chirurgico di artroprotesi.
Un esempio inverso, di come si può intervenire sulla qualità del sonno e migliorare i sintomi dei disordini muscoloscheletrici, è stato fornito da uno studio che ha messo in evidenza una correlazione tra lombalgia cronica e durezza del materasso. In particolare è stato osservato che l’uso di materassi classificati come medio-duri riducono il dolore e la disabilità nei soggetti con lombalgia cronica aspecifica, mentre non si ottengono gli stessi risultati usando dei materassi di tipo duro.
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Dott. Marco Testa
Direttore Campus di Savona.
Università degli Studi di Genova.