La ricerca della propria originale modalità di sonno non è una prerogativa del solo genio rinascimentale, ma una caratteristica di molti altri grandi personaggi e anche di gente comune. Oltre ad essere scientificamente spiegabile, non è affatto detto che sia controproducente. Leonardo dormiva solo 20 minuti ogni quattro ore, cioè in pratica due ore nell’arco delle 24, come poteva reggere in piena salute il ritmo della sua sconfinata produttività? Dubbio legittimo, perché un simile comportamento risulta essere antitetico a qualsiasi raccomandazione sulla corretta igiene del sonno. Proviamo allora a fare un po’ di chiarezza.
Il tipo di sonno messo in pratica da Leonardo è chiamato oggi sonno polifasico, che, occorre dirlo subito, non è affatto estraneo alla natura umana, anzi: è il sonno caratteristico dell’infanzia neonatale. Il neonato infatti dorme spesso e per brevi periodi, come ben sanno i neo-genitori che di regola sono messi a dura prova dalle frequenti veglie notturne. Con la crescita progressiva il bambino arriva a dormire con ritmo bifasico, cioè una volta di notte e una di giorno, perché incomincia a subire l’influenza del ritmo solare e delle abitudini degli adulti. La durata del sonno pomeridiano tende a diminuire con la crescita dell’età, ma all’inizio può essere anche molto lunga. Con l’adolescenza e l’avvicinarsi dell’età adulta avviene il passaggio definitivo e prevalente al sonno monofasico, si dorme cioè solo di notte.
Nell’ultima parte della vita, con la vecchiaia, c’è un riavvicinamento alle abitudini infantili (sonno bifasico) o addirittura a quelle neonatali, con frequenti e brevi addormentamenti. Le tipologie di sonno descritte sono sì tipiche delle diverse fasi della vita, ma non è detto che siano rigidamente separate: accade molto spesso che le abitudini di sonno degli adulti si discostino dalla norma per avvicinarsi, naturalmente secondo gli impegni di lavoro e lo stile di vita scelto, a quelle tipiche delle altre età.
E’ così che Leonardo da Vinci poteva dormire in maniera tanto inconsueta: il suo era comunque un sonno perfettamente adatto alle proprie esigenze psico-fisiche, probabilmente indotto dalla sua grande vitalità e dal vantaggio che gli derivava dall’avere a disposizione ben 22 ore di veglia al posto delle 16 abituali. Del resto quello di Leonardo non è certo un caso isolato. Uno degli esempi più celebri è quello di Winston Churchill, che di notte dormiva meno di quattro ore, ma durante il giorno spesso si prendeva brevi pause, la più lunga delle quali era un pisolino di circa 90 minuti nel corso del pomeriggio: a suo dire era la soluzione migliore per essere brillante la sera, quando gli impegni sociali lo costringevano sveglio fino a molto tardi. Anche Napoleone Bonaparte preferiva il sonno polifasico, arrivando in totale a non più di quattro ore di sonno al giorno. Tra gli altri nomi illustri si possono citare Thomas Edison, Benjamin Franklin, Thomas Jefferson, Nikola Tesla e numerosi altri, compresa la non dimenticata Margaret Thatcher, la celebre Lady di ferro.
Possiamo dire dunque con sufficiente tranquillità che le ore di sonno realmente necessarie sono quelle che ci consentono di svegliarci autonomamente e di sentirci ristorati e perfettamente riposati. Perché anche il sonno,come molte altre caratteristiche umane, è un aspetto della vita estremamente soggettivo. Non dimentichiamo che l’essere umano è una ricchissima miniera di singole mirabolanti individualità. L’omologazione ad uno standard ha il suo limite nell’attitudine di ciascuno ad individuare le proprie abitudini e i propri ritmi.
Se prima per esempio abbiamo citato i casi di celebrità poco inclini al sonno tradizionale e che riducevano al minimo le ore dedicate al riposo, possiamo ora parlare di Albert Einstein, che oltre a dormire ben 11 ore per notte si concedeva anche svariati pisolini nel corso della giornata. O anche, più vicino ai giorni nostri, di Fabrizio De André, che aveva semplicemente scambiato il giorno con la notte. Si narra che nel 1974 il cantautore genovese avesse preso in affitto una casa al mare con Francesco De Gregori, allora agli inizi della carriera, per comporre insieme l’album che si sarebbe poi intitolato “Volume 8”. Il patto era che non si sarebbero mai neppure incontrati, perché mentre il primo dormiva di giorno e lavorava di notte, il secondo faceva esattamente il contrario. Quindi quello che uno componeva di notte, l’altro lo rivedeva di giorno, e viceversa. E così la creatività di ciascuno si espresse al meglio, rispettando le inclinazioni di entrambi.
Concludendo: è vero che le otto ore canoniche, consecutive e notturne, sono consigliate per un buon riposo, ma è anche vero che ciascuno è in grado di comprendere quali sono le sue reali esigenze e di rispettarle. L’importante è seguire il naturale ritmo del corpo per sentirsi perfettamente vitali durante la veglia. Occorre dire che oggi grande aiuto per questo deriva dall’utilizzo di un materasso e di un sistema letto confortevole e di qualità, privilegio che sicuramente Leonardo da Vinci nel 1500 non poteva avere.