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Insonnia, qualità della vita e rischio di patologia

14.03.2023 Sonno e benessere
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Un sonno notturno fisiologico e riposante è indice di buona salute: garantire un buon sonno significa investire in benessere, prevenendo complicazioni serie e migliorando profondamente la qualità della vita.

Fermato così un poco l’animo a una deliberazione, potè finalmente chiuder occhio: ma che sonno ! Bravi, don Rodrigo, Renzo, viottole, rupi, fughe, inseguimenti, grida, schioppettate. Il primo svegliarsi, dopo una sciagura, e in un impiccio, è un momento molto amaro. La mente, appena risentita, ricorre all’idee abituali della vita tranquilla antecedente; ma il pensiero del nuovo stato di cose le si affaccia subito sgarbatamente; e il dispiacere ne è più vivo in quel paragone istantaneo. “  

Alessandro Manzoni, i Promessi Sposi

Il povero Don Abbondio ci mostra come le difficoltà della vita, lo stress come lo chiameremmo oggi, possano disturbare una funzione vitale come il sonno e avere conseguenze negative al risveglio.

D’altra parte non occorre ricorrere agli aforismi di Ippocrate, secondo i quali  “ una malattia in cui il sonno nuoce, è mortale  “, perché sia evidente oltre ogni ragionevole dubbio che l’insonnia destabilizzi la salute del corpo e sia incompatibile con la condizione di benessere.

Tutta la letteratura è costellata di riferimenti all’importanza vitale del sonno e alle conseguenze nefaste derivanti dalla sua privazione.

Nei poemi omerici il sonno è “colui che tutto doma”, il “dolce amico consolatore e sopitore di affanni”, la “fuga dalle preoccupazioni”.

In tempi più vicini, Shakespeare preannuncia la follia di Macbeth con la morte del sonno: “Ho sentito una voce: non dormirai mai più! Macbeth ha assassinato il sonno, l’innocente sonno che riavvia l’intrico degli affanni, la morte di ogni giorno, lavacro di ogni pena, balsamo della mente ferita, pietanza prima al banchetto della vita…….”.

Nei poeti e scrittori moderni la mancanza del sonno si confonde con l’inquietudine esistenziale stessa: “Sarei felice se potessi dormire ...... la notte è un peso immenso dietro il soffocamento della coperta muta di ciò che sogno. Ho un’indigestione dell’anima.” (Fernando Pessoa, Il Libro dell’Inquietudine).

In una società funzionante in maniera globalizzata (dove in senso metaforico il sole non tramonta mai), con alti regimi di mobilità, imprevedibilità e stress, la salute e il benessere si misurano sempre più in termini cronobiologici, vale a dire nella capacità di adattare i ritmi del nostro orologio interno a quello del mondo in cui operiamo.

E per garantire buoni livelli di adattamento abbiamo comunque bisogno di dormire un numero minimo di ore (che varia da individuo ad individuo); questo sonno deve contenere una serie di pattern di attività cerebrale necessari al nostro equilibrio mentale che non possono essere prodotti durante la veglia; per essere ristoratore il sonno deve essere stabile e profondo, goduto possibilmente in un ambiente protetto e confortevole.

Tutti abbiamo sperimentato che la mancanza di questi requisiti puo’ essere più o meno ben tollerata per periodi brevi (un lutto, un viaggio, un esame), ma che alla lunga essi diventano indispensabili per assicurare livelli accettabili di attenzione e di interazione con l’ambiente.

Per esempio la deprivazione di sonno prolungata compromette negativamente le prestazioni sul lavoro e la produttività, comportando problemi di qualità della vita ma anche conseguenze di tipo sociali ed economiche.

                                                                                                                 

Nei lavoratori turnisti costretti a forzare in continuazione i loro ritmi  naturali, registrazioni elettroencefalografiche hanno rivelato addormentamenti spontanei e ripetuti nel corso del turno di notte, episodi estremamente insidiosi per il lavoratore che si addormenta continuando a mantenere la sua posizione di lavoro. In tema di sicurezza stradale, uno studio condotto su un gruppo di camionisti che percorrono lunghi tratti di strada ogni settimana ha dimostrato che l’addormentamento al volante, seppure inconsapevole, è un’evenienza estremamente frequente e spesso causa di gravi incidenti stradali.

-> Leggi "Il sonno patrimonio dell'umanità"

                                                                                              

Analogamente, una scarsa igiene del sonno e un sonno notturno insufficiente sono notoriamente frequenti fra gli adolescenti, soprattutto nelle notti del weekend, e la cronaca nera ne riporta costantemente le tragiche conseguenze. (Tratto da “Insonnia: nuovi orientamenti clinici” di L.Parrino e M.G.Terzano. Mediserve). Negli insonni quindi, oltre ad una qualità della vita compromessa, vi è una più alta incidenza di infortuni.

E’ stato dimostrato che l’insonnia provoca un’insorgenza quasi doppia di patologie mediche. Tra queste il rischio maggiore sembra riguardare il diabete di tipo 2, l’ipertensione, la dislipidemia ed il precoce invecchiamento, per i quali il sonno sembra costituire il fattore fisiopatologico di collegamento con gli eventi stressanti psicosociali.

A questo si aggiunge la dimostrazione di una più elevata probabilità di morte da coronaropatia, infarto miocardico e tumore entro i due anni successivi al rilievo di un disturbo cronico del sonno. Altrettanto consolidate sono le evidenze sul ruolo dell’insonnia nell’insorgenza di disturbi d’ansia e dell’umore.

Le indagini epidemiologiche, che hanno rilevato una prevalenza dell’insonnia nella popolazione generale che oscilla tra il 10 e quasi il 50 %, concordano con un progressivo aumento dell’insonnia dopo i venti anni con un incremento drastico a partire dai sessanta: tale andamento dell’insonnia durante la vita è parallelo a quello che si verifica per i disturbi depressivi.

Altre ricerche volte a valutare l’insonnia come fattore di rischio per le patologie d’ansia e dell’umore hanno evidenziato che negli insonni cronici il rischio di suicidio è notevolmente più alto rispetto ai non insonni, e che le probabilità di ricaduta depressiva entro due anni è praticamente doppia rispetto a quella attesa nella popolazione generale.

Questo sembra valere non solo per l’insonnia cronica ma anche per quella transitoria e per la periodica ipersonnia che si protraggano per almeno due settimane. Le evidenze di cui disponiamo sono quindi sufficienti per ipotizzare che spesso l’insonnia precede e facilita la comparsa di fenomeni psicopatologici d’ansia e dell’umore, svolgendo un ruolo di perturbazione, o più semplicemente di segnalazione di un processo comune, che si esprime sul versante neurovegetativo e somatico con la frammentazione del sonno e la perdita del suo ruolo ristoratore, e su quello psichico con l’esperienza ansiosa o depressiva.

-> Leggi "Trascorriamo sul materasso un terzo della nostra vita"

L’insonnia è molto diffusa nella società moderna.

Ciononostante, la sonnolenza diurna e gli altri disturbi conseguenti all’insonnia sono elementi di rischio sottovalutati. Ancora oggi l’insonnia nel contesto generale della medicina non viene considerata né una malattia né una sindrome, ma tutt’al più un sintomo o un disagio personale; oppure succede che la dimensione psicologica dell’insonnia la fa gravitare direttamente nell’orbita delle malattie psichiatriche, trascurando completamente i fattori neurofisiologici che la determinano.

Oggi sappiamo che il sonno è inserito nella regolazione dei ritmi circadiani, ed i meccanismi cronobiologici che regolano l’alternanza tra sonno e veglia possono determinare delle insonnie che in realtà sono disturbi del ritmo sonno-veglia.

Molte persone sono diventate consapevoli che la messa in atto di comportamenti e di condotte disordinate nella vita di tutti i giorni può provocare disturbi del sonno che non sono vere malattie ma disordini che nascono dal mancato rispetto di regole che preservano l’integrità fisiologica del sonno. Inoltre l’acquisizione di nuovi indici biologici sulla microstruttura del sonno potenzia le nostre capacità diagnostiche e terapeutiche e rende l’approccio all’insonnia meno empirico e approssimativo.

Pertanto si può  affermare che un sonno notturno fisiologico e riposante è indice di buona salute: garantire un buon sonno significa investire in benessere, prevenendo complicazioni serie e migliorando profondamente la qualità della vita.

Dott. Giorgio Odone
Medico Chirurgo
Specialista in Neuropsichiatria Infantile Psicoterapeuta
Psichiatra presso l'Ospedale di Treviglio (BG)

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