La lombalgia è il disturbo muscoloscheletrico più diffuso, infatti, si stima che il 70% della popolazione dei paesi industrializzati soffra di mal di schiena almeno una volta nel corso della propria vita.
Questo disturbo rappresenta il primo motivo di assenza dal posto di lavoro (75-85% dei casi) con notevoli ripercussioni economiche e sociali. Inoltre l’età maggiormente a rischio è quella compresa tra i 35 e i 55 anni, cioè quella lavorativa. Nell’85% dei casi la lombalgia è aspecifica, cioè non dipende da patologie specifiche come fratture, malattie reumatiche, infezioni... ed è un disturbo autolimitante, cioè passa, anche senza cure specifiche, nel 90% dei casi entro 6 settimane. L’insidia più “pericolosa” della lombalgia aspecifica è costituita dal rischio di cronicizzazione, cioè dolore costante con frequenti riacutizzazioni, che riguarda il 2-7% dei casi e che ha un impatto negativo di notevole entità sulla qualità della vita dei pazienti. Basti pensare che il 50% dei soggetti che non rientrano sul posto di lavoro entro 6 mesi dall’insorgenza del disturbo lombare, non sono più in grado di rientrare.
Le informazioni più importanti da fornire a chi soffre di lombalgia aspecifica riguardano la benignità delle cause del disturbo e il suo decorso naturale favorevole, l’importanza di restare il più possibile attivi dal punto di vista motorio e lavorativo, di valutare l’andamento del disturbo attraverso il livello di attività di vita quotidiana che si riesce a tenere e di non focalizzare troppo l’attenzione sul sintomo dolore.
Per quanto riguarda la correlazione tra scarsa qualità del riposo notturno e lombalgia, sappiamo che questi disturbi si influenzano vicendevolmente.
Per esempio i soggetti con dolore lombare riportano un aumento dei disturbi del sonno in termini di “sonno leggero” e/o di “riposo non ristoratore”, e il tipo di materasso utilizzato influenza la sintomatologia dolorosa lombare. In particolare, grazie ad uno studio che ha messo in evidenza la correlazione tra lombalgia cronica e durezza del materasso, è stato osservato che l’uso di materassi classificati come medio-rigidi riducono il dolore e la disabilità nei soggetti con lombalgia cronica aspecifica, mentre non si ottengono gli stessi risultati usando dei materassi di tipo duro-rigido.
Appare dunque evidente che il tipo di materasso costituisce una variabile importante per la qualità del sonno e per la gestione del dolore lombare.
I fattori che influenzano il comfort dei materassi, come la durezza, la capacità di interferire con la temperatura è l’umidità, la trasmissione delle vibrazioni generate dal partner nel muoversi, sono tra i parametri oggetto di studi scientifici. Da questi studi è emerso che la percezione del comfort del materasso è assolutamente soggettiva, che il materasso deve essere abbastanza sostenuto per facilitare il più possibile i normali cambiamenti posturali notturni e, allo stesso tempo abbastanza soffice da evitare una eccessiva pressione cutanea che induce un aumento del numero dei cambi posturali e interferisce con la qualità del riposo.
Un altro elemento da considerare è l’adattamento a un nuovo materasso che può richiedere alcune notti in quanto, soprattutto in soggetti che assumono posizioni abituali, si crea un adattamento della sensibilità sulle aree cutanee sottoposte a maggiore pressione. Il riadattamento di questa sensibilità alla nuova superficie può richiedere alcuni giorni e dare la percezione che il materasso sia meno confortevole del precedente. Infatti, in uno studio che ha valutato la correlazione tra qualità del sonno e durezza del materasso è emerso che, dopo cinque notti, su nove soggetti sani, quattro hanno riposato meglio su materassi morbidi, due su materassi duri, uno ha riferito che dormiva meglio sul suo materasso e due soggetti non hanno riportato differenze significative.
Assumere posizioni scorrette o avere una gestualità che non tiene conto dello sforzo che chiediamo alla nostra schiena, costituiscono dei fattori che possono contribuire all’esordio o alla cronicizzazione del mal di schiena. La correzione della postura e la conoscenza delle modalità più consone di eseguire gesti ripetitivi a casa o sul posto di lavoro, insieme alla giusta informazione e ad una attività fisica regolare, contribuiscono alla prevenzione e alla gestione del mal di schiena.
Prestare dunque molta attenzione alla postura e alla relativa correzione quando siamo in posizione eretta, quando siamo seduti a casa o al lavoro, quando svolgiamo alcune attività quotidiane, come portare o sollevare pesi e quando ci alziamo dal letto.
Prof. Marco Testa, Direttore del Campus di Savona dell'Università di Genova
Prof. Aldo Ciuro, Docente Master in Riabilitazione dei Disordini Muscoloscheletrici
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