I disturbi del sonno sono molto più diffusi di quanto si possa pensare e colpiscono più del 45% della popolazione italiana secondo le ultime indagini statistiche. Ma come capire se si è di fronte ad un sintomo passeggero o ad un problema più serio? Ci spiega quali segnali tenere sotto controllo e la via corretta per la giusta diagnosi la Dottoressa Irene Trippi – Specialistica in Neurologia, Centro di Medicina del Sonno, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma.
È noto che una vita sana è intimamente legata ad un buon riposo. I disturbi del sonno, tuttavia, sono ogni giorno più diffusi, ma non sempre chi ne soffre riconosce i segnali, diretti o indiretti, che suggeriscono la presenza di un problema.
Sonnolenza diurna, scarsa concentrazione, russamento, cefalea o bocca secca di prima mattina, difficoltà ad addormentarsi o frequenti risvegli, “agitazione” notturna, o anche soltanto il fatto di svegliarsi poco riposati trovando il letto disfatto, possono tutti essere segnali di una patologia da portare all'attenzione del medico.
Durante la notte, infatti, anche se non ce ne accorgiamo, possono verificarsi molte alterazioni nel nostro corpo e nel nostro cervello, in grado di determinare ripercussioni anche severe sulla salute.
Ma se il sonno è una fase così misteriosa e delicata, come indagare questi disturbi?
Il punto di partenza irrinunciabile per un medico che si occupa di medicina del sonno è la raccolta anamnestica. Occorre cioè conoscere le abitudini del paziente, la sua routine serale, gli orari in cui si corica, in cui si addormenta e in cui si sveglia; è importante inoltre individuare il suo cronotipo, ossia la tendenza naturale al sonno o all'attività in particolari momenti della giornata, e quanto questo venga assecondato o, al contrario, contrastato. Si indagano quindi eventuali disturbi come la presenza di frequenti risvegli, sensazione di soffocamento, scarso ristoro, e si esamina la presenza di sonnolenza diurna, quantificabile tramite questionari e scale di valutazione. Fondamentale è anche una corretta raccolta dell'anamnesi medica generale e dei farmaci assunti abitualmente.
Di alcuni problemi notturni, però, si può non essere consapevoli, perché, sarà anche banale, ma durante il sonno… si dorme! È quindi indispensabile interrogare il partner di letto che potrà riferire di una eventuale tendenza al russamento o a fare apnee oppure, movimenti degli arti o strani comportamenti durante il sonno.
In base a quanto emerso, il medico potrà quindi ritenere opportuno un approfondimento con esami strumentali.
Tra questi, l’indagine più completa è la videopolisonnografia, che consiste nel far trascorrere al paziente una notte in un laboratorio attrezzato monitorando attraverso degli elettrodi l'attività elettrica cerebrale, i parametri cardiaci e respiratori, l'attività muscolare. Si potranno quindi valutare quantità e qualità del sonno e delle sue varie fasi, la presenza di microrisvegli, di anomalie elettriche cerebrali, di particolari attivazioni muscolari o cardio-respiratorie e, attraverso la registrazione video, eventuali comportamenti anomali. In alcuni casi, per esempio quando è necessario studiare i disturbi respiratori del sonno, può essere sufficiente una polisonnografia domiciliare: il paziente può dormire a casa, connesso ad un dispositivo portatile che rileva solo i parametri cardio-polmonari e motori fondamentali.
Un esame ancora più semplice è l'actigrafia: si indossa per un periodo un sensore di movimento, simile a un orologio, che distingue le fasi di attività e di riposo, definendo così eventuali alterazioni del ritmo sonno-veglia.
Solo in base ai dati emersi da un'anamnesi corretta e dagli eventuali esami strumentali eseguiti, quindi, si potranno trovare le strategie di cura più adatte per riconquistare, finalmente, un sano e meritato riposo.
->Leggi " L'insonnia e i disturbi del sonno"
Dottoressa Irene Trippi
Specialistica in Neurologia
Centro di Medicina del Sonno
Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma